PORTA DI SANTO CESAREO

La Porta di Santo Cesareo che prendeva il nome da una chiesa dedicata al martire Cesareo a Roma molto venerato.

Al tempo del Leoncini la chiesa era del tutto scomparsa e non ne era rimasta alcuna vestigia, ma egli ne trovava menzione in un atto notarile del 1337. Dalla porta, la cui costruzione iniziò nel 1449, nel quadro delle opere di fortificazione della Città, dopo che era stata distrutta la Rocca, si usciva per andare sia verso la parte del Borgo (all'ortana Morgo) di San Giorgio, sia verso il Borgo di San Giacomo e l'antico ponte sul Tevere, passando attraverso un'altra porta più piccola che il Leoncini chiama la prima porta, sormontata allora dagli stemmi di Eugenio IV e Nicolò V, situata "sotto la loggia dell'orto di San Francesco

Di questa porta è stata ritrovata una sbiadita fotografia eseguita prima che venisse abbattuta, ma ce ne ha tramandato un ritratto fedele Filoteo Alberini, pioniere del cinema e pittore dilettante.

La Porta di Santo Cesareo era stata costruita nel suo complesso da mastro Bartolomeo di Bernardino per 8 ducati d'oro, "a sue spese".

Nel 1493 vi fu costruita per 5 ducati da un certo Antonio detto "l'Uomo" la loggia cioè il balcone che si affaccia sulla piana di Petignano.

La zona di destra, sulla Via Piè di Marmo ora del tutto smantellata, era occupata dall'antico monastero di Sant'Antonio Abate, dove alloggiavano le monache Benedettine, trasferitesi poi nel 1922 dapprima in via Gramsci e nel 1960 sul colle di Santa Maria delle Grazie.

I resti della chiesa di Sant'Antonio Abate si trovano dove un tempo era la chiesa di San Giovenale da cui prendeva nome la contrada.